Il gioco d’azzardo rappresenta paradossalmente il migliore “investimento” per la povertà, specialmente per coloro i quali “si raccontano” che con pochi soldi in tasca non fanno la spesa ma, magari, con due colpi di slot un gratta e vinci e qualche lotteria possono cambiare la propria vita o addirittura diventare ricchi, perchè basta anche solo 1 Euro per tentare la fortuna.
Chi di noi in fondo non ha provato qualche azzardo di questo tipo, dalla “sisa” al lotto, anche con i numeri sognati dalla nonna “mezzastrega”.
Il problema nasce quando invece di essere noi a tentare la fortuna nella misura del buon senso, è la fortuna a tentare noi oltremisura, diventandone dipendenti e sostanzialmente schiavi.
C’è molta psicologia dietro il gioco d’azzardo, nei colori, nei suoni, nelle dimensioni, nella calcolata probabilità della fortuna stessa la quale regala frequentemente molti piccoli premi e il colpo grosso, sempre, tanto da donare un appagamento psicoemotivo al giocatore, sia a quello che non vince mai e, naturalmente, a chi ha la vera fortuna di portarsi a casa il montepremi, “svoltando” così la propria esistenza.
Il gioco si trasforma in ludopatia nel momento in cui incide prevalentemente nella vita di una persona, non solo perchè spinta a giocare spesso ma vincolata alla spinta verso il gioco anche quando non ha i soldi per farlo, con tutte le conseguenze negative che si sviluppano al pari di ogni altra dipendenza.
Come ho detto c’è molta psicologia dietro il gioco d’azzardo, avallato dallo Stato nel nostro Paese, ma è una psicologia induttiva e vincolante e non a tutela del giocatore anche se sono numerosi gli avvisi che invitano a riflettere sui rischi della ludopatia scritti nelle varie lotterie. Come dire a chi ha i piedi nelle pozzanghere, che l’acqua è bagnata.
L’ansia, la frustrazione, l’angoscia esistenziale sono il motore propulsore verso la “trasgressione” nei suoi diversi aspetti, uno di questi è proprio il gioco d’azzardo e non è raro osservare che le trasgressioni si complementano tra loro con una miscela di problemi impossibili da gestire da soli, sia per chi li vive in prima persona che secondariamente come i familiari per esempio.
La ludopatia inquina la psicologia della persona dipendente dal gioco, i cui meccanismi difensivi rinforzano questo inquinamento i quali sono rinforzati dall’appagamento che il gioco stesso dona al giocatore, in un vortice che pian piano cloaca la sua esistenza.
Quando mio marito torna a casa con un gratta e vinci per esempio, acquistato per una “sensazione”, sono la prima a provare soddisfazione nel grattare i numeri, vincolata all’attesa della risposta vincente e soddisfatta quando vinciamo solo 5 Euro ma, allo stesso tempo, mi chiedo come nasce quella “sensazione di benessere” che provo nel grattare via della semplice pellicola da dei semplici numeri.
Semplici numeri i quali, per molti ludopatici, rappresentano la concreta illusione di diventare ricchi, di uscire dalle difficoltà di mettere il pasto a tavola, di affrancarsi dai sacrifici di dover scendere a compromessi con dei datori di lavoro schiavisti o con dei clienti che non pagano, di abbandonare le umiliazioni provate e talvolta subite nel dover chiedere aiuto agli anziani genitori per arrivare a fine mese, fino alle cure dentali impossibili per gli alti costi ed a quello che non può essere donato ai figli, oltre alla rottura della serenità nel rapporto di coppia per giungere al traguardo finale, quello di provare piacere “nel farsi del male”.
Questo è infatti l’aspetto peggiore della psicologia della ludopatia, il provare piacere nel farsi del male perdendo molto denaro per vincerne molto poco.
Aiutare una persona ludopatica significa offrirgli il sostegno delle reti sociali e relazionali che non ha più o che non ha mai avuto, oltre al supporto psicologico-psichiatrico e non solo quello pedagogico di cui necessita per non ricadere nel gioco.
La pedagogista può aiutare la persona e la famiglia a prendere coscienza del probema, a comprendere le proprie risorse per affrontarlo nella sua iniziale manifestazione ma, nel caso della ludopatia annosa e cronica, è necessario avvalersi della psichiatria se realmente si desidera uscirne.
Una donna, dopo aver perduto anche sè stessa oltre ai soldi e la famiglia, mi chiese tra la rassegnazione e la rabbia, perchè lo Stato permetta ai suoi cittadini di finire in mano alla malavita degli strozzini che stanno fuori le sale slot come i pusher al sert, avallando il gioco d’azzardo anche nei piccolissimi tabacchini di provincia.
Non avevo una risposta da darle allora e non ne ho una adesso. Ma sono la prima a valutare quanto volte mio marito, per esempio, prova “la sensazione” di acquistare un gratta e vinci e questo non per sfiducia nel buon Fabio ma perchè sono consapevole che la inquinante ed induttiva psicologia del gioco, incide anche nelle menti più equilibrate.
Occorre fare molta attenzione alla ludopatia, non colpisce solo gli altri o quelli che riteniamo essere dei perditempo dentro le saleslot tutto il giorno o sempre a grattare delle quantità enormi di gratta e vinci, perchè possiamo riconoscere il nostro professore di greco tra loro o il pediatra dei nostri figli o, addirittura, il maresciallo dei carabinieri i quali, tutti insieme, negano di essere dipendenti dal gioco ma si raccontano di divertirsi e basta, “tanto possono smettere quando vogliono”.
Sara