DUE PAROLE SULLE FRAGILITA’ DEGLI UOMINI

Qualche mese fa mio marito ha festeggiato insieme a dei suoi ex colleghi il 38° anniversario del loro corso sottufficiali dell’esercito e, a differenza degli amici ancora in servizio, Fabio si è congedato da molti anni pur evidenziando ancora dei remoti segnali “militari” e del paracadutista in particolare.

Ho conosciuto alcuni di questi ex colleghi, vederli nella loro uniforme con decine di nastrini delle tante missioni all’estero, onorificenze importanti e numerosi brevetti certamente impatta ed in qualche modo è vero che l’uomo in divisa affascina ma, mio marito stesso, dice che dietro quel muro di medaglie vi sono molte fragilità trovando in me la piena consapevolezza della fragilità degli uomini, dai cosiddetti duri che hanno visto la guerra al mite impiegato grassoccio sudante ed ancora scapolo a 50 anni.

Fragilità emotive soprattutto, spesso caratterizzate dalla intolleranza alle frustrazioni nelle relazioni rappresentate dal distacco oppure dalla difficoltà di porsi in discussione di fronte a sè stessi, perchè è un sè stessi frammentato e ricomposto con ruoli ed atteggiamenti compensativi e non pienamente evolutivi; inoltre la facilità con cui oggi “si può simulare di essere” consente a molti uomini di nemmeno perdere più tempo a capire chi sono in realtà.

Gli uomini fragili sono pericolosi nel momento in cui la loro intolleranza si trasforma in violenza, come ho accennato nell’esempio del distacco da una relazione, la cui frustrazione li spinge a manifestare una aggressività verbale e fisica contro le donne, fino ad incontrare chi agisce invece il ricatto morale, con i finti suicidi tramite l’assunzione di molte pillole per poi scoprire che erano tutte Zigulì.

Fragilità provenienti da lontano, mai elaborate ma solo compensate con dei ruoli professionali utili a camuffarle, si veda l’esempio del maresciallo dei carabinieri severo e forte del ruolo in cui ritiene di dispensare anche delle lezioni di vita ma, poi, è incapace di sostenere una separazione e fragile di fronte alle sue vulnearabilità mai superate, coloro che sempre mio marito indica come dei “capibar” invece che comandanti di uomini.

L’uomo forte è colui che serenamente convive con le sue fragilità, il quale non ha la spinta nel doverle superare per forza oppure compensarle ma semplicemente ci convive durante il percorso necessario per elaborarle, senza timore di evidenziarle oppure di vedersele “sbattere” contro dalla vita stessa.

Un uomo che non se la racconta, anche se può capitare che racconti qualche “simulazione emotiva” più in chiave difensiva che come espressione di una menzogna ma, sostanzialmente, rimane un uomo strutturato ed affidabile.

Diverso è l’uomo che recita una parte anche con sè stesso, sovente autoreferenziale e narcisista, di quelli che si specchiano anche nei coperchi delle pentole per capirici, per questo in cerca delle relazioni pari alla misura della sua gestione e del suo controllo, ovvero donne altrettanto emotivamente fragili, innescando così la ridondanza delle debolezze che portano solo alle sofferenze ed ai repentini cambi di partners ogni volta che la realtà bussa alla porta, oppure ad una più lunga stabilizzazione se la donna si sottomette al “controller” ove tutto questo ha rari riferimenti con l’amore ma rappresenta in poche parole un commercio dei sentimenti per soddisfare le rispettive esigenze relazionali.

La sessualità è altresì un fattore di vulnerabilità importante nella vita degli uomini, tra la fuga da una latente omosessualità per i più sedicenti maschi fino al conflitto con le donne in chi ne invidia la vagina, oltre a coloro che non riescono ad accettare le tipiche debolezze del sesso, tra dimensioni ridotte e velocissime opportunità di resistenza al calore femminile ma, a dire il vero, questo si è recentemente ridotto grazie ad una maggiore presa di coscienza del ruolo della donna nella coppia, con il rischio però di osservare le cosiddette “donne con le palle” un brutto termine per descrivere coloro che adottano dei maschi passivi.

Fino a quando la fragilità sarà interpretata come una debolezza da camuffare e da cui fuggire vi saranno tutte le manifestazioni della vulnerabilità in tal senso ma, se gli uomini iniziassero a comprendere che essere fragili in alcuni aspetti emotivi in particolare non significa affatto essere deboli, vi sarebbero tutte le opportunità per raggiungere un equilibrio e, quindi, la serenità.

Un uomo calmo non è detto che sia anche sereno, è solo calmo rispetto a chi invece esprime rabbia o i tipici comportamenti compensativi della fragilità.

La calma negli uomini si concretizza con la presa di coscienza delle proprie fragilità senza conflitti o fughe emotive ma con il coraggio di confrontarsi e, già questo, dona tutti gli strumenti utili per riconoscere la forza di chi non necessita di muscoli, medaglie, dotazioni falliche particolari o coperchi delle pentole dai quali trarre la sicurezza della propria insicurezza.

Sara