DOTTORESSA MI AIUTI, MIA MOGLIE E’ CONVINTA CHE NOSTRO FIGLIO STIA SEMPRE MALE

Bambini ipercurati, iperlavati, ipervestiti, iperprotetti, impassegginati dalla mattina alla sera, con lettini e lettoni, su pavimenti iperdisinfettati e materassini in schiuma di lattice con i disegni millecolori, cambiati ad ogni piccola pisciatina, con la cacchina ipercontrollata in stile Ris di Parma, riempiti di “non toccare” ed assaltati dalle madri per togliergli qualsiasi cosa di bocca che non sia un ciuccio naturalmente ipersciacquato con acqua delle fonti del Tibet, poi creme cremine ed olii, gocce per farli star buoni e se non stanno buoni gocce per farli dormire, se mangia poco oddio, se puppa troppo oddio, infine se piange troppo perchè piange senza mai, le madri, chiedersi perchè ride molto poco, il loro pargolo.
Poveri, questi bambini, privati di sperimentare e costretti a soddisfare le ansie delle madri iperangosciate dai timori di chissà quali rischi possa incontrare il loro iperpargolo ingregoriato.
Ma, anche basta, e che ansia.
Rilassatevi madri, è arrivato l’arrotino, direbbe mio marito livornese (senza approfondire il suggerimento).
Battute a parte, è molto difficile staccare le madri ansiose ed ansiogene dalla loro ansia che in alcuni casi si trasforma in un serio disagio che va a complementarsi con altri disagi della donna, fino a proiettarli sul povero pargolo iniziando con il classico “non vorrei stesse male perchè sembra che” per finire con il “amore, chiamo il dottore perchè Gregorio sta male” ed uso questo nome in riferimento ad un Gregorio con la doppia erre moscia figlio di una mia cara amica, la quale ha finalmente superato le sue angosce ed oggi non vede più nessuna malattia nel figlio, quasi convinta da mio marito di ribattezzarlo con un altro nome senza la erre perchè, povero bimbo, è il nome più sbagliato per chi ha l’erre moscia.
Ci sono madri che purtroppo non sono in grado di gestire la paura di una potenziale malattia in danno dei loro figli, ed organizzano la giornata in funzione della prevenzione da questa ipotetica malattia che in realtà, non c’è.
Poi ci sono i mariti di queste madri, uomini che non ce la fanno più perchè loro stessi impediti dal semplice fare una passeggiata con i figli in assenza delle mille precauzioni della moglie, fino a non farla affatto, la passeggiata, sostituita dai due passi da fare per calmarsi e non tirare un colpo alla consorte ansiogena.
Uno scoglio difficile da superare perchè ha radici lontane e latenti, ove la nascita dei figli innesca un ingranaggio composto da più disagi che adesso si compattano tra loro scatenando una costante preoccupazione nelle madri, le quali vivono realmente il problema, quasi sempre esse stesse ipocondriache e adesso protese a proteggere il figlio da chissà quali malattie.
Il marito che chiede aiuto è disperato perchè le ha provate tutte e non riesce più a tollerare l’ansia della donna la quale, naturalmente, agisce dei meccanismi di negazione che non le permettono di prendere coscienza del problema.
Darle un colpo non serve a nulla, “incazzarsi” tanto meno, bensì occorre la capacità di tolleranza e tutta la calma del mondo, altrimenti ogni tono elevato o pugno contro il muro diventa strumento di autoprovocazione per la donna e, alla fine, oltre a credere di avere un figlio malato si racconta di avere pure un marito violento.
Che fare, quindi, per ritrovare la serenità, se mai una effettiva serenità vi è mai stata nella vita di queste donne.
Per quanto concerne il figlio, metterla di fronte al classico “qui ed ora” ovvero alla realtà che il bambino sta bene, non è malato, non serve la sciarpina di cashmere per andare dalla camera al bagno per esempio, rinforzando questo “qui ed ora” ogni volta che dirà “amore, non vorrei stesse male” rispondendole con toni calmi che invece va tutto bene, il bambino è sano, non ha le mille malattie cercate su internet fino a credere che potrebbe avere la sindrome di Asperger perchè mette gli occhi come Greta.
Immagino che questa donna avrà una qualche passione o interesse oltre il figlio, sport, moda, cucina, arrotino, bonsai, sudoku e, se non ne ha uno provate a stimolarla in questo senso con qualsiasi cosa utile a coltivare un percorso idoneo per ridurre il peso dell’ansia e “staccarla” dal figlio.
Altrimenti, oltre le terapie nei casi più seri, potrebbe essere una buona idea suggerirle di iscriversi alla facoltà di medicina, così potrà curare lei il figlio e, magari, apprendere nel frattempo che tutte le malattie che teme, non ci sono.
Sara