
Siamo un Paese ad elevato indice di credulità popolare, ancora vincolato a quelle tradizioni miste tra il ricordo delle “magie della nonna” che toglieva il malocchio con olio piattino e candela (la stessa che ci costringeva a sgranare il Rosario) e l’assistere all’attuale politico importante che non entra in parlamento senza aver prima consultato l’oroscopo e, di fatto, siamo un popolo che trova nell’occulto il miglior rifugio per esorcizzare le proprie paure fino alla più grande della paure, ovvero la paura della morte.
L’occulto non è sbagliato nell’interesse di andare oltre il conosciuto, nel desiderio di partecipare a dottrine e pratiche oltre il cosiddetto sapere scientifico, chi con la sola astrologia, chi con qualche specifica dottrina alchemica, chi con lo spiritismo fino alla ricerca del soprannaturale come stile di vita e, a quel punto, “lo sbagliato” consiste nel perdere il corretto equilibrio tra l’occultismo e la vita terrena, quella ordinaria, fatta di persone tra le persone ma, questo, può accadere in ogni altra occasione dell’esistenza in cui si perde l’equilibrio tra la realtà delle evidenze e la necessità di andare oltre.
La paura del vivere è per alcuni molto più forte della paura di morire, tanto che vi è il bisogno di proiettare altrove l’ansia e l’angoscia delle responsabilità della vita, della famiglia, dell’intelligenza, perchè l’intelligenza stessa è una grande responsabilità.
Domande su domande, con poche risposte certe e troppe da interpretare oppure da accettare come la semplice dottrina della vita, quella che ci impone la nascita e la morte come un evento naturale ma, il tempo che ci è donato tra l’inizio e la fine, rappresenta la nostra responsabilità del vivere e non tutti siamo capaci di sostenerne il peso e soprattutto le sofferenze.
Accade quindi che vi sono delle persone, anche qualificate sotto tutti i punti di vista, le quali ad un certo punto sentono la spinta verso l’occulto oltre la misura della curiosità verso il misticismo, l’esoterismo e ciò che comunemente si definisce come credulità popolare oppure nelle filosofie più strutturate con una radice storica importante.
Le scienze occulte offrono infatti dei confronti maggiori oltre il mero piattino dell’olio e la candela della nonna, affascinano coloro la cui formazione consente di comprendere il significato dell’antroposofia per esempio, oppure chi si interessa ai RosaCroce ed alle altre numerose espressioni dei vari movimenti in tal senso per comprendere cosa circonda l’esistenza umana e che cosa di, sovra-umano e di peri-umano, incide nella vita delle persone anche approfondendo cosa vi era dietro l’Abbazia di Thélema rispetto allo studio delle percezioni extrasensoriali e delle pratiche esoteriche nelle loro numerose scuole di pensiero.
Sono una pedagogista, mio marito è un collega educatore, entrambi quando svolgevamo in modo continuo le consulenze agli avvocati e ad altri enti per la tutela dei minori vittime di reato, abbiamo studiato a fondo le dinamiche predatorie della pedofilia esoterica ed in particolare i meccanismi della definizione degli abusi rituali satanici pur nella loro rara concretizzazione in Italia, comprendendo soprattutto quanto sia facile perdersi per molte famiglie in questi percorsi i quali offrono tutte le risposte senza domande, somministrando allo stesso tempo molte domande senza risposta; vincolando così gli adepti al “credo” identificato nella figura prevalente del mistico o del soggetto di riferimento dell’occulto.
E’ importante inoltre riconoscere la differenza tra il “potere” dell’occulto e, il bisogno, dell’occulto.
Il potere dell’occulto potrebbe essere quello che si è creato nel corso dei secoli, evolvendosi con le nazioni e gli stati all’interno di un gruppo di “iniziati” tanto da aver raggiunto uno stile di vita caratterizzato dalla presunta gestione del potere tramite una secolare ritualità segreta e, appunto, riservata agli iniziati; ove il potere è politico, finanziario o militare e la veicolazione della ritualità trans-generazionale stessa seleziona chi gestirà o meno il potere di condizionare la politica e la finanza in particolare.
Quanto sopra giustifica la necessità attuale di riconoscere in alcuni specifici rami familiari o in talune persone dirette i segnali di questo potere, “anche di creare guerre e pandemie”, fino al riferimento verso delle organizzazioni confuse tra la massoneria, le sette e le organizzazioni secolari mistico-esoteriche più segrete come la fonte dei tanti mali, oppure la longa manus del potere stesso che condiziona globalmente la vita ordinaria delle persone.
Il bisogno dell’occulto potrebbe essere invece la necessità di molte persone di trovare una risposta immediata alle loro sofferenze reali e psichiche, spesso proiettate nella identificazione di una “presenza” esterna a loro vicina e palpabile, quasi sempre un defunto di prossimità, oppure nella “percezione” di energie tali da confermare il potere di “muovere” il destino o la realtà dell’esistenza individuale o di una intera famiglia.
L’approccio pedagogico all’occultismo nelle famiglie si scontra spesso con i meccanismi difensivi della psicologia delle persone di fronte ad una resistenza inconscia a prendere atto di una realtà dolorosa, come la morte di un proprio caro e di un figlio in particolare.
Quando mi sento chiedere il perchè della morte di un figlio da parte di una madre o di un padre disperati io stessa non ho una risposta, oppure quando la domanda verte sul sapere se credo o meno alla vita dopo la morte oltre quanto le religione tradizionale ci offre, con lo specifico intento di attendersi da parte mia un qualche sostegno al loro bisogno di certezza che “il figlio morto che vedono e con cui fisicamente parlano” esiste sul serio, anche nella sua non esistenza perchè purtroppo deceduto.
Posso spiegare in alcuni casi che non è necessario essere dei pazzi per credere di “sentire le voci” o di “parlare con i morti”, perchè la mente umana ci consente di proiettare nelle figure “reali” tutte le difficoltà del distacco che la morte prematura e traumatica ci impone, razionalizzando l’irrazionalità con una costruzione immaginifica che disegna nella nostra mente una realtà relazionale che percepiamo come tale, vera e concreta quindi ma che non lo è se non, appunto, nella nostra testa.
Il dolore non elaborato rischia realmente di far impazzire le persone che soffrono un lutto terribile o una difficoltà esistenziale in generale, confondendo i meccanismi psicoemotivi con delle realtà occulte, fino a riconoscere in una specifica dottrina esoterica la soddisfazione dei propri bisogni psichici ed emotivi.
Il bacino della cosiddetta credulità popolare è ampio perchè ampio è il bisogno di esorcizzare le sofferenze della vita altrimenti imposte dalla vita stessa con il semplice “si nasce, si vive e si muore”. Oppure con il più filosofico dire che “si inizia a morire dal momento della nascita” ma, in ogni caso, poco soddisfano coloro fortemente bisognosi di un appiglio, di un rinforzo alle proprie paure, di una giustificazione extra-terrena o extra-sensoriale per dare un senso ad un vita condannata a terminarsi, oppure per affrontare la elaborazione di un lutto senza altre risorse che i meccanismi difensivi nel farlo.
Ho conosciuto chi ha chiesto aiuto perchè l’occultismo ha preso possesso della vita di una intera famiglia dopo un grave lutto, tra il solito truffaldino sedicente medium con il nome più astruso che, già quello, dovrebbe invitare alla prudenza il quale si approfitta della difficoltà del distacco con il defunto per trarne un ingiusto profitto, raccontandosi che “aiuta le persone” fino a chi realmente ha delle capacità cosiddette extra-sensoriali e le mette a disposizione per chi ha interesse ad andare oltre le evidenze, ma senza nulla chiedere se non partecipare ad una sua associazione o al circuito di chi vi crede, come ogni altra attività sociale o culturale.
L’aiuto interviene quando l’occulto prende possesso della realtà ordinaria nel rapporto con i figli per esempio, ove alcuni genitori strutturano la loro crescita su un determinato tipo di credulità tanto da condizionare il corretto processo evolutivo dei bambini nelle loro esigenze generali e specifiche, confondendo la libertà di culto religioso o esoterico con il partecipare a delle pratiche del tutto irrazionali oltre il mistero della fede o l’ignoto della vita. Perchè un conto è venerare una qualche entità extraterrena ed un altro è imporre alla vita terrena dei figli uno stile di vita occulto, con una alimentazione priva dei requisiti nutritivi perchè si crede che sia iniziatica, oppure con ore ed ore che vedono dei bambini molto piccoli costretti a partecipare a dei rituali esoterici sofronizzanti, spesso caratterizzati da dei processi di purificazione basati sulla punizione e sulla sofferenza del tutto incompatibili con le necessità psicoemotivi dell’infanzia e, talvolta, traumatizzanti in modo grave.
Dei genitori che stabilizzano la propria sofferenza, qualunque ne sia l’origine, sull’occulto il quale secondo questi dona sollievo al dolore molto meglio della religione tradizionale o della scienza medica, agiscono una propria piena libertà di scelta che nessuno discute ma, ritengo importante, misurarne il peso nell’equilibrio del vivere, altrimenti si scade nell’integralismo che rappresenta un rischio anche nella religione tradizionale e nella scienza medica.
In poche parole non condanno assolutamente chi preferisce avvalersi di una semplice cartomante o di un più articolato guru dell’occulto invece di una pedagogista o di una psicologa per affrontare un disagio o una sofferenza psicoemotiva o esistenziale, personalmente sono convinta che anche la vicina di casa con la quinta elementare possa offrire l’esperienza ed il confronto utile per superare un problema meglio di mille professionisti ma, occorre poi, saper riconoscere la realtà dalla quale si fugge con l’occultismo, perchè la cooptazione dei figli nelle pratiche mistiche può nascondere molti pericoli.
Mi si dice che anche mandare i bambini in parrocchia rappresenta un rischio, ed è vero in alcuni casi di abuso per esempio, per questo il mio lavoro non è quello di dire che cosa è sbagliato o chi è meglio di altri, bensì nel fornire il confronto più giusto per estrarre le risorse della persona umana al fine di rendersi capace di pensare con la propria testa, di confrontarsi con la realtà dell’esistenza del suo vivere e di trarne le scelte migliori per essere felici, qualunque esse siano senza giudizio alcuno.
Quando osservo una madre parlare con il figlio morto, che essa crede essergli fisicamente accanto, chi sono io per dirle che non esiste se mi rendo conto che è priva delle risorse per accettarne il distacco e che la elaborazione del lutto richiederà molto tempo, durante il quale sentirà fortemente la presenza del figlio per compensarne l’assenza o, purtroppo, rischierà di andarla a cercare tramite il medium truffaldino che non manca mai e, proprio contro questa gente, occorre fare molta attenzione.
Sara