DOTTORESSA MI AIUTI, LE MALELINGUE STANNO DISTRUGGENDO LA NOSTRA FAMIGLIA

Siamo un Paese avanzato che si porta dietro tutto il provincialismo della nostra evoluzione sin dal remoto passato, caratterizzato non solo dall’influenza della Chiesa con le “colpe”, la moralità e le stigmatizzazioni del “peccato” tanto da classificare i “buoni” dai “cattivi” ma anche da una propensione sociale allo “sparlottio” un tempo utile alla socializzazione stessa tra le persone.

La condotta morale per esempio ha ancora oggi una sua influenza nei rapporti di polizia e dei carabinieri, i quali non descrivono più gli indirizzi politici e sessuali in modo prevalente come accadeva fino a non molti anni fa, ma hanno nei loro contenuti un “profilo” delle persone attenzionate che ne descrive anche la cosiddetta moralità e quindi ne valuta gli indirizzi di genere, gli interessi politici, i gusti sessuali e quanto di potenzialmente utile ai fini di prevenzione o investigativi.

Se le attività di polizia hanno una loro giustificazione, diverso è invece il “profilo” che la gente comune ancora si permette di costruire in danno di quelle persone considerate “diverse” dai loro schemi mentali oppure hanno una storia ed uno stile di vita che può suscitare la normale curiosità, la quale dovrebbe portare poi ad un sereno confronto tra le persone e, non, ad un malizioso profilo da divulgare con il peso del pregiudizio che nasce dalle “malelingue”.

Nella stragrande maggioranza dei casi tutto si risolve nei confini del portierato, durante un sciampo oppure con i classici sguardi di traverso ma, in alcuni casi, le cosiddette malelingue si trasformano in una feroce ingerenza nella vita delle persone.

Ricordo io stessa durante la mia adolescenza, in un paese del sud Sardegna, quando il mio essere una ragazza sostanzialmente emancipata mi poneva all’attenzione della gente, tra voci vere e false alimentate da molte inverosimilità trasformate in presunte verità di bocca in bocca, ove una falsità originale si ripeteva semplicemente per mille bocche e non erano mille diverse verità bensì il risultato delle malelingue, delle piccole invidie, dei piccoli conflitti che ogni donna ha vissuto nel corso della propria evoluzione in tempi e modi diversi ma, sempre, basati sul desiderio da parte di alcuni di “condannare” altri.

Questa persona mi chiede aiuto perchè è una vittima reale della condanna sociale che subisce a causa di un pregiudizio consolidatosi proprio dalle ripetute malelingue, descriventi una sua condotta morale considerata “diversa” dagli schemi mentali confinati dei tanti, i quali si fanno forti del fatto che il primo ad aver divulgato la notizia d’interesse era un carabiniere, cioè l’ex marito della donna a cui oggi offro il mio confronto.

Donna che dopo alcuni anni di matrimonio con questo maresciallo dei carabinieri, ha scoperto di avere degli interessi sessuali “libertini” e dopo aver avuto la possibilità di partecipare ad un evento in un club specializzato in tal senso insieme al marito, entrambi si sono accorti di appartenere a mondi diversi ed hanno divorziato tramite l’istanza avanzata dall’uomo.

La donna ha poi incontrato un ragazzo di colore del quale si è innamorata ed ha formato con lui una famiglia, caratterizzata anche dal “colore” dei figli.

L’ex marito non si è mai rassegnato alla separazione che dice di essere stato costretto ad ottenere per tutelare la sua moralità ed il suo lavoro per aver a suo tempo concretizzato una curiosità libertina insieme alla moglie, comprendendo di non trovare soddisfazione in quel tipo di ambienti, diversamente dalla donna ed ha usato gli strumenti del suo ufficio per documentare la chiara differenza tra i due ed i motivi del divorzio indicati appunto nelle “condotte sessuali” della moglie descritte come promiscue, gruppali ed anche con persone dello stesso sesso.

Tutto questo accadeva oltre quindici anni fa, la donna si è rifatta una vita diversamente dall’ex marito che non ha mai saputo elaborare ciò che egli ha sempre vissuto come una vergogna per essere stato coinvolto dalla moglie in quelle “porcherie”, dalle quali ha preso subito le distanze.

Una volta diventata madre si è allontanata dai circuiti libertini, vivendo con il marito nigeriano una serena esistenza fatta di lavoro e di scuola per le loro figlie, fino a quando si è ritrovata vittima di una serie di lettere anonime fatte circolare nel tessuto sociale di appartenenza con tanto di foto che la ritraevano nuda durante un evento sessuale gruppale e promiscuo.

Nel giro di breve tempo da essere una brava impiegata in una agenzia pubblica sposata con un ragazzo di colore, è diventata “la troia amante dei negri” e questa brutta descrizione ha invaso anche la vita delle figlie e del marito, fino alla scelta di lasciare il lavoro e cambiare città.

Città dopo città le lettere l’hanno seguita rinforzate da una divulgazione sociale di voci indicanti una sua attuale propensione a quel tipo di sessualità, trovandosi di fronte i classici idioti convinti di poterne fare un qualsiasi uso sessuale perche tanto è noto che è “la troia amante dei negri” ma anche delle serie difficoltà di socializzazione proprio per il costante reiterarsi di queste voci, supportate dalla credibilità sociale di chi le aveva divulgate forte dell’influenza del lavoro svolto, quello del comandante di stazione dei carabinieri.

Le persone sono state così indotte a credere che fosse tutto vero per la credibilità associata al suo ruolo, aggravata dal sospetto che avvicinarsi alla donna anche solo per due banali chiacchere tra conoscenti o vicini di casa, potesse causare un qualche problema ed aumentando sia il pregiudizio che l’isolamento.

La donna ha più volte denunciato gli eventi ma ha sempre incontrato delle difficoltà trascindandosi negli anni denunce e controdenunce senza mai interrompere il flusso di notizie, arricchite dalla divulgazione delle classiche malelingue che purtroppo si possono incontrare in ogni luogo.

Il marito, stanco degli ostacoli patiti ha scelto di “prendersi del tempo” insieme alle figli e da qualche mese vivono in un’altra città insieme a dei suoi parenti.

La donna è preda del rischio di una depressione, avverte l’isolamento sociale come una condanna ed ha serie difficoltà di staccarsi di dosso quel timbro per delle esperienze giovanili considerate libertine.

Il sostegno pedagogico offerto le consente di estrarre da sè le proprie risorse, scevre dal peso della condanna morale e alleggerite dalle reazioni d’orgoglio, per valutare purtroppo l’ipotesi di emigrare all’estero grazie al fatto di avere delle competenze in un settore specifico del commercio import export per offrirsi quelle opportunità altrimenti appesantite dal reiterarsi di queste lettere anonime con tutto il corollario delle malelingue.

Abbiamo compreso che la sua famiglia la ama e che le figlie sono consapevoli della realtà, ormai abbastanza grandi da proiettarsi nel giro di pochi anni nella loro vita da maggiorenni interessate alla università, mentre il marito appare più passivo ma legato al sentimento originale.

Il nostro avanzato Paese è anche questo, fatto di episodi di revenge porn, di rivalse conflittuali legate alla separazioni mai elaborate, di curiosità sessuali che forse potevano essere meglio gestite o di quella credibilità senza filtri a quanto dice un qualsiasi operatore di polizia nella sua veste di carabiniere. la quale scuda il debole uomo che vi è dietro.

Paese che costringe alla valutazione del male minore e non consente di raggiungere una soluzione, motivo per cui fatti i dovuti conti tra avvocati da pagare, danni da subire e quelli da prevenire, lavori vulnerabili alle malelingue ed una vita sociale limitata, conviene per questa donna vendersi tutto e rifarsi una esistenza all’estero augurandoci che possa essere seguita anche dalla sua famiglia.

Le malelingue non sono solo qualcosa di leggero di cui sostanzialmente fregarcene, come avviene normalmente, possono invece trasformarsi in una miscela di eventi terribili e fortemente ingerenti nella vita delle persone, in questo caso quella di una donna appena quarantenne, la quale ha avuto da un lato il coraggio di affrontare le proprie “immorali” curiosità sessuali e dall’altro si dispera per aver permesso di farsi fotografare nella sua giovanile passione per l’esibizionismo.

Ritengo che nessuno di noi abbia il diritto di giudicare la vita altrui, si ha solo il diritto di accettare o meno una frequentazione sulla base che la nostra intelligenza ci consente di comprendere ma, purtroppo, accade anche nelle menti più evolute di prendere le distanze da qualcuno per il solo “dice che”.

Sara