DOTTORESSA MI AIUTI, MIA SUOCERA DICE CHE SUO FIGLIO, DA QUANDO MI HA SPOSATO, E’ CAMBIATO

Parlare delle suocere è sempre rischioso, per questo cercherò di trattare la materia al pari di un campo minato per affrontare le situazioni in cui sono molte le mogli che tollerano la suocera a causa di quei mariti che non riescono a staccarsi dalla mamma, la quale “mette bocca su tutto” ed è sostanzialmente un elemento di litigio e di malessere continuo nella coppia.
Suocera che però allo stesso tempo rappresenta in numerosi casi una valida baby sitter, una firma di garanzia, un supporto in generale ma anche “la generale” che vuol gestire tutto e, ove non riesce, non mancano le frecciatine, le provocazioni, i commenti maliziosi e qualche tacito litigio che macera i nervi, per non parlare delle ingerenze sulla vita dei nipoti.
La mia generazione ha i genitori di origine nati tra il 1930 ed il 1940, alcuni hanno lasciato questa valle di lacrime altri invece sono ancora arzilli e sempre sul pezzo nonostante l’età, con una mentalità condizionata dal loro periodo evolutivo certamente difficile tra regime e guerra, fame e futuro da costruire sul poco, iperdifesi dalle colpe e dalle mortificazioni e raramente con una formazione culturale oltre l’avviamento o la quinta elementare.
La generazione delle suocere d’assalto la definisco, quelle donne capaci di resistere a tutto e con la mente unidirezionale, con le quali è impossibile parlare perchè non ascoltano e non sanno ascoltare, diffidenti e schiave della propria ignoranza intesa come non conoscere, incapaci di porsi in discussione, ben addestrate alla “punzecchiatura” e terribilmente simbiotiche con il figlio prediletto mentre gli altri figli sono trasformati nelle cause dei loro mali, ivi comprese le loro mogli.
Le madri più giovani hanno invece delle suocere più evolute, alcune provenienti dai movimenti giovanili del ’68 e degli anni di piombo altre talmente emancipate che offrono la loro libertà nella misura positiva per i nipoti in particolare.
Poi ci sono quelle suocere che indipendentemente dalla età o dalla formazione sono peggio della grandine, sempre, in ogni situazione, mai contente e mai capaci di esserlo, patologicamente simbiotiche con il figlio per le quali la di lui moglie è la ragione del suo distacco tanto da aver “frammentato” tutti i loro bisogni inattesi.
C’è chi chiede aiuto perchè non riesce più a tollerare la costante ingerenza della suocera in casa, i suoi commenti su tutto, quel suo ignorare la sua presenza con il figlio-marito, quel suo soddisfare le richieste dei nipoti quando la madre invece le vieta, fino al sentirsi ripetere la classica espressione che recita “da quando ti ha sposato mio figlio è cambiato, hai portato scompiglio”.
E’ una vitaccia sotto molti aspetti e nel tempo si trasforma in una goccia che scava le montagne, soprattutto quando il marito non riesce ad arginarne gli sconfinamenti ed è passivo oppure giunge alla esasperazione sbottando contro la madre per vedersi inondare di ricatti morali, conti da rinfacciare e l’immancabile risposta del “me ne vado, poi voglio vedere chi ti guarda i figli, chi li va a prendere, chi ti cucina e stira, chi ti presta i soldi quando non arrivi a fine mese mentre quella li (la moglie) è sempre dalla parrucchiera, va in palestra così dice tanto te sei al lavoro e che ne sai che combina, o con le amiche, specialmente con Tamara che lo sanno tutti i vizietti che ha con l’istruttore di zumba che, già il nome di questa danza richiama cosacce, poi anche la sua mamma era leggerina me la ricordo bene da giovane che, vero, era l’attezzo più usato dell’officina del padre, ma l’hai voluta sposare anche se io te lo avevo detto che non vincevi la maglia rosa con lei, io l’ho accolta però non mi piace come si veste, come educa i figli, come cucina, come parla, come mi risponde, è lenta, la casa è sempre in disordine e mette anche le mutande colorate con la biancheria poi non lamentarti se ti senti male e ti ricoverano con le mutande rosa e al pronto soccorso penseranno che sei anche finocchio” e bla bla bla bla bla con l’immancabile “io” “io” “io”.
Battute a parte è una situazione non affatto rara che ha radici antiche, dei confini mentali ben difesi, una autoreferenzialità costante che impone a queste suocere il bisogno di un nemico in cui proiettare la loro ansia, i loro disagi, il loro generale malessere che non hanno mai saputo superare o elaborare e, purtroppo, cara amica, non vi è miglior strumentale nemico che la moglie del figlio.
Suocera contro cui nessun forma di razionale confronto è utile, al massimo si raggiunge una tacita tregua ma i meccanismi inconsci riattivano le stesse dinamiche nel giro di breve e, alla fine, conviene riuscire ad arginarne le ingerenze con l’acquisizione di una autonomia tale da limitarla al solo ruolo di nonna e, a dire il vero, sono ben diverse con i nipoti ed al netto di qualche frecciatina sanno donare un relazione positiva ai bambini ed ai ragazzi.
L’autonomia si raggiunge non solo con una sempre minore delega alla suocere delle mansioni ordinarie ma con “il far crescere” il proprio marito, il quale rimane il figlio per la suocera che nega la presenza della moglie o la percepisce paradossalmente una ingerenza nel rapporto originale madre-figlio, simbiotico, ansiogeno, in qualche caso patologico.
L’autonomia rappresenta così il luogo migliore ove abitare, in cui vivere la propria vita, ove “staccare” il marito da una relazione ombelicale che rimane tale anche a ridosso del pensionamento.
In assenza delle risorse per essere autonomi non resta che mettere i confini “imponendoli” bonariamente alla suocera senza cercarne un qualche assenso, non durerebbe.
A volte, proprio la distanza diventa un linguaggio comunicativo importante che traduce nella suocera ciò che mille parole non riescono a fare, naturalmente senza aspettarsi altro che il sentirsi dire che subisce in silenzio altrimenti “non le fanno più vedere i nipoti ma, d’altronde c’era da aspettarselo da quella li”.
La distanza, anche logistica, tutela la serenità e, se il marito cerca sempre la mamma, il problema non è solo quello della suocera.
Sara