DOTTORESSA MI AIUTI, TEMO CHE IL MIO NUOVO COMPAGNO ABUSI DI MIA FIGLIA

Inizio con il dire che più le famiglie sono deboli, più i genitori sono emotivamente ed affettivamente immaturi, meno i loro figli saranno tutelati contro le minaccie della società e, tra queste, l’abuso sessuale in danno dei minori, sia prepuberi che adolescenti.
Famiglie separate con genitori conflittuali o meno che siano, i quali si rifanno una propria vita dopo il divorzio abituando i figli alle cosiddette famiglie allargate che, in alcuni casi ma non rari purtroppo, più che allargate sono solo espanse a causa di un frequente cambio di partners da “imporre” di volta in volta ai figli stessi come il “finalmente è quello giusto”.
L’esperienza nelle consulenze di parte nei casi di minori vittime di reato mi insegna quanto la fragilità di una madre in particolare, possa esporre la propria figlia alla predazione degli adulti abusanti ove quest’ultimi vanno letteramente a caccia delle donne sole ed emotivamente vulnerabili, perchè sono state lasciate o non riescono a strutturare una relazione stabile e con prole minore al seguito.
Ripeto sempre che una madre separata ha tutto il diritto di vivere e di coltivare tutte le relazioni che desidera e nei modi che più la soddisfano, ordinari o libertini che siano, ma occorre la consapevolezza di non essere solo una donna fuori casa bensì una madre, una volta tornata dentro casa.
Casa in cui vivono i figli, i quali subiscono passivamente le scelte relazionali della madre soprattutto quando il nuovo compagno sembra stabilizzare una frequentazione quotidiana con loro, perchè si crede che la relazione tra gli adulti sia stabile e, perciò, meritevole di essere “saldata” con il coinvolgimento dei figli stessi.
Tutto bello e tanto presunto amore fino a quando, come in questo caso, la madre inizia a riconoscere i segnali del disagio della figlia quattordicenne, ragazzina che ha cambiato umore, ha mutato abitudini, sembra aver assunto un comportamento sessualizzato oltre la normale misura della curiosità adolescenziale e, soprattutto, le sfugge di mano a tal punto da innescare la catena dei disagi tra litigate e distanze fra loro.
Addirittura il nuovo compagno dice alla madre che la figlia ha assunto nei suoi confronti una vicinanza ammiccante, quasi fastidiosa; strategia tipica degli abusanti di questa specie, trasformandosi così nel mediatore dei conflitti tra madre e figlia ed assumendo il ruolo di soggetto di riferimento per entrambe, giustificando in questo ruolo il proprio atteggiamento seduttivo nei confronti della ragazzina.
Relativamente ai timori che il nuovo compagno possa abusare la figlia posso solo risponderle di adottare una semplice strategia senza pretendere dalla ragazzina delle conferme in un senso o nell’altro, perchè se ne è vittima passiva la sofferenza le impedisce di essere chiara nel suo disagio mentre se la tecnica seduttiva del compagno ha avuto i suoi effetti, la figlia probabilmente si sente gratificata dagli abusi che raramente superano i toccamenti e quei rapporti privi di una penetrazione totale, quasi compatibili alla misura delle curiosità adolescenziali che l’adulto abusante assume come “nave scuola” in favore della “viziosetta” di turno.
La strategia migliore è infatti quella di investire in qualche attuale telecamerina da occultare negli ambienti (di casa propria) in cui si presume possano avvenire gli incontri ed aspettarne gli esiti, questo in collaborazione con i consigli dell’avvocato da contattare anche oggi, il quale saprà come interagire con la polizia giudiziaria eventualmente vi fossero delle immagine configurabili in una ipotesi di reato in tal senso.
Vero è che apparentemente si viola la privacy della figlia ma, detto tra noi, calcoliamo l’indice di rischio e violiamola pure in questo caso, peggio sarebbe non farlo.
E’ però importante da parte della madre capire se quanto ritiene di rilevare sia basato su dei fatti radicati ad una realtà nei segnali che dice di riconoscere o solo sulle ipotesi catastrofiche che possono nascere da un suo personale disagio, ora a causa di un peggioramento nella relazione con il nuovo compagno oppure per essere stata lei stessa vittima di attenzioni simili durante la sua adolescenza. Sono tante infatti le variabili confusive che possono costruire un evento invece del tutto innocente, magari perchè caratterizzato da un rapporto fin troppo confidenziale tra la figlia ed il nuovo compagno ma non per questo pregno di una valenza sessualmente predatoria da parte dell’adulto.
Purtroppo, in assenza di chiari indicatori fisici evidenti, i casi di abuso su minore manifestano molti segnali che possono confondersi con gli altri naturali disagi di una ragazzina in evoluzione, o con degli atteggiamenti apparentemente sessualizzanti per il solo crescere da parte di una adolescente che scopre il suo corpo ed i suoi sensi.
Il problema nasce a monte, quando si portano a casa quei nuovi compagni con cui la relazione è nata da qualche mese, spesso soggetti dai quali si temono gli stessi agiti dell’ex marito o che sono invece idealizzati per le esigenze relazionali della donna, senza riconoscerne le ombre ed i rischi.
L’immaturità affettiva e relazionale è un serio disagio per molte “giovani” madri, generalmente tra i 35 ed i 45 anni, costrette a fare le mogli e le madri per molto tempo per poi ritrovarsi addosso la gestione autonoma delle proprie scelte e di quella femminilità che ora trova stimoli diversi e spinte più importanti rispetto al marito. Non sempre vi è la capacità di gestire la frustrazione del “peso” dei figli da crescere da sole, tanto che l’intolleranza che ne nasce le spinge verso una compensazione fisico-emotiva che trova nelle sessualità, anche libertina, un importante stabilizzatore dal quale, poi, fuggire per tutte le paure connesse rifugiandosi in varie e frequenti relazioni nella speranza di “trovare quello giusto”.
Faccio gli auguri a questa madre alla quale ho già inoltrato gli indirizzi tecnici necessari per una tutela legale ed un eventuale seguito di polizia giudiziaria, sperando che la situazione che teme sia riconducibile solo alle sue paure.
Sara