Ricevo la richiesta di aiuto da parte di una ragazza diciassettenne che non sopporta più il confronto con la propria madre, over 40, la quale sembra rincorrere la propria adolescenza di fronte alla crescita della figlia imponendole una figura avversa invece che un riferimento di maturità e di confronto.

Non è infatti raro assistere a queste dinamiche tipiche in alcune donne le quali, indipendentemente dalla propria maturità, nel momento in cui percepiscono il cambiamento fisico e relazionale nelle loro figlie attivano dei meccanismi di regressione tali da trasformare loro stesse in una fotocopia della propria adolescenza, tanto anacronistica quanto in alcuni casi ridicola o, come tale, percepita dalle figlie e dalle loro amiche.

Ragazze che stanno affrontando un passaggio importante della loro evoluzione costrette invece a contenere le escursioni delle proprie madri, a volte con gli stessi vestiti di trenta anni prima resuscitati dai cassetti oppure con un abbigliamento più moderno ma, sempre, interpretate come un elemento di ingerenza nella ordinaria vita di una adolescente che dal riconoscere la madre come una donna adulta se la ritrova quasi “coetanea”.

Nella maggior parte dei casi sono delle reazioni naturali che alcune donne vivono nel prendere atto di non essere più giovani e di non poter più gestire la vita delle figlie, la cui durata è breve e facilmente superabile proprio con la maturità mentre, altre volte, si trasformano in una serie di disagi subiti sia dalle figlie che dalle stesse madri le quali assumono non solo una figura ingerente tout court ma anche una presenza altrettanto ingerente nella vita delle figlie, costringendole a partecipare a degli eventi comuni per restare insieme credendo le madri di fare cosa gradita alle stesse ragazze.

Madri che generalmente hanno delle difficoltà nel porsi in discussione, quasi sempre con dei mariti passivi o più semplicemente rassegnati; donne autoreferenziali incapaci di ascoltare quel che non vogliono sentire, chiuse a riccio nella propria angoscia che camuffano con mille impegni e reti amicali di facciata per poi, di fronte alla realtà della propria solitudine, cadere negli altalenanti mutamenti di umore da attribuire ora alle colpe dei figli ora a quelle del marito assente.

Possiamo incontrare delle ultra quarantenni ancora giovanili e serene con il proprio esistere che, pur potendo raffigurare la “sorella” della propria figlia, si comportano da madri competenti e capaci proprio perchè equilibrate nel corpo e nelle emozioni, contrariamente a chi, invece, non accetta il cambiamento del proprio corpo, non accetta le forme delle figlie che paradossalmente enfatizza proprio per esorcizzarle, fino a quelle situazioni in cui il conflitto è camuffato da un apparente iper-amore nei confronti della ragazza ben consapevole del “peso” della propria madre.

E’ un vero disagio patito da quelle adolescenti che non riescono a farsi una propria vita, non scollegata dalla madre e dalla famiglia ma tale da acquisire la giusta autonomia per identificarsi oltre i confini familiari, invece tenuti ben saldi da una “madre adolescente” che ha perduto il proprio equilibrio e soffre senza sapere di soffire, e di far soffire.

Disagi non sempre risolvibili con la maturità ed il buon senso, perchè questo tipo di madri non ascoltano ed alla fine costa meno fatica assecondarle che contrariarle. Per cui si investe nel tempo che passa utile a donare alle figlie l’età necessaria per difendere la propria autonomia ove, più spesso, alcune ragazze sono invece costrette a vivere una doppia vita tra la propria e quella desiderata dalla madre.

Non è un bel vivere per nessun componente della famiglia, con il risultato di osservare tanti singoli individui fingere di essere un insieme, rinforzando questa finzione con tutte le manifestazioni di condivisione e di felice convivenza anche pubblicamente offerte per avere, la madre, le conferme di cui necessita per continuare a fuggire la propria angoscia.

Sara