Le madri si dividono in varie categorie, tra cui le “sportive” serene e fondamentalmente easygoing, contrapposte alle “ansiose-ansiogene” a tal punto che ogni evento fuori dai propri schemi mentali si trasforma in una crisi simile alla fine del mondo e, in questo caso, la fine del mondo inizia con la masturbazione di un ragazzino che si affaccia alla adolescenza colto con le mani nel sacco dalla madre “ansia”.
La donna poco più che quarantenne appare vincolata ad una tradizione culturale del peccato alla quale è molto legata nella sua rigida educazione dell’unico figlio avuto da un marito più grande di lei, sposato molto giovane ed insieme emigrati al nord da un Puglia ancora rurale, in cui hanno saputo vincere un concorso e costruirsi una vita agiata e ordinata nei confini degli orari di ufficio, dei pochi scambi sociali e della frequentazione del gruppo di preghiera di riferimento.
Il ragazzino frequenta le scuole con regolarità e profitto, non molto libero di coltivare una sua passione sportiva se, non, il calcio amato dal padre; ragazzo che durante un suo momento adolescenziale è stato scoperto dalla madre già sospettosa per il troppo tempo trascorso nel bagno e soprattutto dopo aver controllato il telefonino del figlio con espliciti riferimento alle forme femminili in chiari actus sexuales.
La madre pur comprendendo che questo rientra nella ordinaria evoluzione dei ragazzi, interpreta troppo il tempo che, secondo lei, il figlio investe nei momenti di isolamento tanto che il ragazzo teme ormai anche solo di andare al bagno per fare la pipì perchè poco dopo arriva il toc toc della mamma alla porta.
Ho spiegato alla donna che creare ansia nel momento della masturbazione induce nel ragazzo un potenziale problema a sua volta ansiogeno, che potrebbe prospettare una vita sessuale adulta condizionata dai tempi stretti dedicati alla propria sessualità ma, le risposte che ho ricevuto, sembrano disegnare un quadro riferibili a delle “credenze” rispetto che alla realtà del figlio e degli adolescenti in generale.
Un ragazzo che inizia a masturbarsi rappresenta un momento tutto suo che tale dovrebbe restare, senza ingerenze di alcun tipo da parte dei genitori, non da parte di una madre “rosario” ne di un padre “amico”. I ragazzi hanno le loro risorse tra coetanei per comprendere quanto stanno vivendo e, noi genitori, dobbiamo solo stare attenti alle eventuali derive o agli inquinamenti a rischio, per cui possiamo solo “accompagnare” i nostri figli verso la loro crescita sapendo che diversamente dal passato “postalmarket” è oggi sostituito da internet e dal facile accesso alla pornografia e questo richiede un occhio attento verso i pericoli della rete.
Per il resto è tutto nelle mani dei figli e diamo loro fiducia anche nello scoprire quelle sensazioni che gli permetteranno di crescere e di acquisire progressivamente la consapevolezza di sè stessi anche nella sfera sessuale, con la tranquillità di sapere che non vi è il rischio della cecità o di un soffio al cuore come non esiste “l’angelo della pizza” che colpisce i maschi che abusano del proprio pene.
Magari, se proprio questa madre vuole essere rassicurata, un ovetto sbattuto al mattino potrebbe aiutare ma, battute a parte, la masturbazione negli adolescenti al netto del peccato e dell’interdizione mistica è una importante fase di crescita da maneggiare con cura da parte dei genitori.
Un ragazzo “castrato” a causa della presenza ansiogena della madre nel controllare la misura del suo vivere gli impulsi, vive un disagio serio e, non, il solo interrompere una azione cinetica autostimolante.
Per cui, mia cara mamma, si rilassi e cerchi di spiegare a suo figlio che le donne non sono quelle della rappresentazione pornografica dei siti in tal senso ma qualcosa di meraviglioso alle quali ispirarsi anche nei momenti in cui, forse, sarebbe meglio lasciare solo quel bambino che non è più tale.
Sara