
L’amore dovrebbe essere quel sentimento alla base dei legami, delle unioni e dei matrimoni, soprattutto quando si sceglie di formare una famiglia e dare la vita a dei figli ma non sempre le persone sono pienamente coscienti del significato dell’Amore e, più facilmente, si uniscono per timore di restare sole, per debolezze emotive e relazionali, per convenzioni sociali e per altre diverse motivazioni da cui poi abituarsi alla unione, sviluppare dei sentimenti di cornice e portare avanti un rapporto codificato sul “meglio non porlo in discussione”.
Coppie formate da due persone che si riconoscono nei confini del tacito compromesso che li unisce, le quali lo fuggono ognuno con i propri segreti, con gli impegni del tutto personali, con degli interessi autoreferenziali e, di tanto in tanto, tornano ad essere una coppia per convenzione e non per il desiderio ed il piacere di viversi.
Altre volte incontriamo quelle coppie un tempo caratterizzate da un profondo innamoramento ed una passione reciproca che però è scemata negli anni, sostituita da una accettazione “di quel che era” nella benevolenza tra i coniugi ormai apatizzati al tram tram quotidiano, intervallato da qualche stimolo esterno di varia natura, quasi sempre da tenere segreto.
Amare richiede il coraggio delle emozioni, la forza del confronto con la realtà, il desiderio di due singoli ed autonomi individui di formare la coppia senza annularsi in essa o cadere nel circuito della falsità che, nel lungo termine, sfocia sempre in una separazione o nei conflitti tali da distruggere la serenità familiare.
Quando termina il sentimento, la separazione appare una scelta obbligata da organizzare in base alla esigenze della coppia e della famiglia, se raggiunta con un percorso sereno e reciprocamente accettato come, purtroppo, avviene raramente.
Fatta questa introduzione, intendo affrontare la situazione emotiva e psicologica della donna intelligente che inizia ad approcciarsi al pensiero di offrirsi delle altre opportunità lasciando il proprio partner, marito, compagno o convivente, sapendo che questo produrrà sofferenza e, se vi sono dei figli, anche un disagio a lungo termine.
Evidenzio l’aggettivo intelligente per differenziarla dalle donne meno abituate all’uso proprio del cervello perchè ceduto alla mera soddisfazione delle sensazioni più pratiche, spicciole, banali, le quali, diversamente dalle emozioni, non richiedono una particolare intelligenza invece delegata ad una più utile scaltrezza in generale, tanto da collezionare partners e famiglie allargate da abbandonare, di relazione in relazione, ad ogni minimo ostacolo.
Per una donna intelligente non basta essersi innamorata di una persona diversa dal proprio marito per distruggere la famiglia, anche se in molti casi assistiamo a degli innamoramenti strumentali utili a “giustificarsi” il distacco, occorre anche la spinta interiore che la sprona verso il desiderio di amare e di essere amata, vissuta, riconosciuta oltre il ruolo di moglie e di madre dato per scontato da un marito poco tale per esempio.
Le donne intelligenti sono capaci di effetti speciali nella loro vita, sono complicate, talvolta feroci con sè stesse e con chi hanno amato, altre volte talmente semplici che affrontano ed impongono la realtà in modo diretto nonostante la sofferenza che occorrerà superare.
Alzarsi al mattino ed ipotizzare di mollare tutto per iniziare una nuova vita, da protagoniste della propria vita, è per le donne un ostacolo che mette paura aggravato dal peso del silente ricatto morale che si impongono nel pensare a quel che potrà accadere ai figli in termini di sofferenze e disagi.
Oltre gli aspetti emotivi e relazionali vi sono poi le cose pratiche, come il sostentamento, l’organizzazione dei termini di vista dei figli, l’eventuale trascinamento dei conflitti con l’ex ed una ampia serie di se e di ma che rappresentano i pensieri catastrofici che spingono molte donne a non separarsi e cercare di vivere “il meno peggio possibile” di una relazione fondamentalmente triste.
Ho assistito in passato delle donne intelligenti che hanno coltivato per molto tempo l’ipotesi di una separazione, le ho accompagnate fino al divorzio strutturandolo proprio sulle esigenze dei figli, spesso incontrando tutti gli ostacoli pratici ed emotivi opposti da un marito ostativo e conflittuale ma, anche, chi invece è rimasto profondamente colpito dalla inattesa scelta della propria moglie, incredulo, sinceramente sofferente e partecipativo in un modo quasi passivo a tutti i passaggi della separazione e purtroppo osservando alcuni di questi finire a dormire in auto e cadere in depressione a causa delle complicanze del divorzio, sulle quali scriverò ancora concentrandomi sugli uomini questa volta.
Una donna intelligente quando comprende che non ama più il proprio partner ha la piena consapevolezza delle sue esigenze emotive e relazionali, può tirare avanti il rapporto per qualche tempo nella ipocrisia del recupero dei sentimenti andati, oppure può rifugiarsi in qualche estemporaneo momento di passione clandestina “tanto per offrirsi dei sensi di colpa” ma, poi, proprio l’intelligenza la pone di fronte a sè stessa ed alla scelta più giusta da compiere, affrrontando la realtà e giungendo alla separazione, al distacco.
Offrirsi la felicità emotiva e relazionale all’interno di una coppia è un impegno molto difficile, irto di trappole e di ricadute, pregno di timori e di residue insicurezze ma, se vi è il vero desiderio di amare e di essere amate, è importante donarsi tutte le opportunità possibili affinchè questo avvenga, nel rispetto di sè stesse e di chi rappresenta il distacco.
La separazione merita il rispetto del distacco stesso, non dovrebbe essere interpretata come un obiettivo punitivo contro un marito trascurante o un traguardo da cui ripartire ma una opportunità che una donna intelligente coltiva per offrire a sè stessa ed alla sua famiglia quella serenità che, se lasciata macerare in una relazione conflittuale o negativa, si trasformerebbe in odio, ancora più novico per tutti, figli compresi.
Amare è, come l’intelligenza, una importante responsabilità per una donna.
Sara