DUE PAROLE SUI DANNI DELL’ANSIA GENITORIALE NEI BAMBINI DA ZERO A TRE ANNI

L’ansia è una trappola a cui fare molta attenzione, perchè se da un lato ci consente di attivare i giusti sensori dall’altro proprio il temere le varie paure rappresenta quegli stati ansiosi che per i nostri figli si trasformano in fonti asiogene certamente nocive per la loro serenità.
Osservo molti genitori ed anche dei nonni interagire con i propri figli e nipoti e vedo i segnali di una apprensione elevata, mirata alla prevenzione dei rischi che si traducono in una iper-protettività spesso paradossale quando, per esempio, si portano i bambini al parco per farli non-giocare nel timore che possano farsi male.
Nel nostro Paese, la cui cultura dell’infanzia è ancora in subordine a quella adultocentrica, l’ansia genitoriale rappresenta una con-causa alla nascita dei figli perchè “la tradizione genitoriale” è semplicemente tramandata da abitudini e comportamenti tra le generazioni e si trasmettono così anche i tanti divieti e timori di un tempo, ad iniziare dalla storica espressione verso i bambini che recita: “non toccare, è cacca”.
Manca una reale formazione genitoriale verso non solo le competenze genitoriali nella loro reale funzione educativa ma anche nella comprensione delle dinamiche dell’infanzia, dei meccanismi evolutivi dei primi anni di vita in particolare.
Come pedagogista e madre di cinque figli sono fermamente convinta che i primi tre anni di vita dei bambini siano il periodo nel quale investire tutte le risorse genitoriali possibili, per consentire ai figli di evolversi da una base relazionale, educativa e ludica importantissima.
Più il rapporto genitori-figli ed in particolare madre-figli nei primi tre anni è strutturato sulla vicinanza, il contatto, l’interazione e la calma, maggiore saranno i risultati in termini di serenità da parte dei bambini i quali, crescendo progressivamente in un clima privo di un indice elevato di ansia, saranno più capaci nella risposta all’apprendimento che nasce dal loro desiderio di scoprire, sperimentare ed imparare ovvero le dinamiche tipiche dei bambini piccoli.
Se ci riflettiamo bene potremmo comprendere che i bambini piccoli sono educati ai divieti e non agli inviti a sperimentare, proprio per la paura che possano farsi male, sbattere, cadere, ingerire qualcosa etc. etc. ma queste sono in realtà le dinamiche esplorative dei bambini stessi, senza le quali abbiamo solo dei bei bambini “impassegginati” senza grandi possibilità di muoversi.
L’ansia, l’iper-controllo e la paura dei tanti timori dei genitori nascono dalla insicurezza prodotta dalle non competenze, dalla non conoscenza delle dinamiche neonatali ed infantili, dalla sola acquisizione delle certezze per blindare la paura verso qualche evento e, non, la migliore soluzione per gestire gli eventuali pericoli.
Ansia che si proietta nei figli sin dalla loro tenera età e purtroppo cresce con loro, basta osservarne le espressioni tra i bambini con gli occhi “spenti” e quelli con lo sguardo più vispo tanto per fare un esempio, ove questo non dipende dal “carattere” dei piccoli bensì da quanto siano in grado di muoversi, giocare, sperimentare oltre i confini di un passeggino, di un lettino con le sbarre oppure di una stanza che già essa è comunque un buon “parco giochi”.
Osservo le espressioni dei genitori nel vietare ai figli piccoli le loro ordinarie azioni che certamente hanno dei rischi di ingestione oppure di caduta, ma farlo con meno enfasi comunicativa anche evitando grida inconsulte e dita puntate sarebbe importante.
E’ del tutto inutile usare dei toni impositivi o pericoli gridati verso un bambino piccolo, il quale in realtà si spaventa unicamente per le grida ed i balzi leoncini della mamma e della nonna per impedirgli di fare quello che i bambini dovrebbero fare, sperimentare giocando, sotto il controllo dei genitori e dei nonni e non guardati a vista come potenziali terroristi.
L’ansia genitoriale imposta ai figli impedisce loro di sviluppare le competenze generali e specifiche della prima infanzia, cioè la base solida delle loro future capacità per diventare autonomi, anche se saranno dei bravissimi calciatori o dei bellissimi bambini.
Consiglio con tutta la mia esperienza professionale e materna di investire, da parte dei genitori e dei nonni, nel lasciare spazio ai figli ad ai nipoti osservandone la capacità di imparare cosa non fare, insegnando loro come farlo e quindi interagendo con i propri figli ed i propri nipoti, rispetto che gridare loro cosa non fare altrimenti si attivano le paure nate dall’ansia.
Se andiamo in un parco pubblico possiamo notare due contrapposte situazioni oltre al giusto giocare con i figli, da un lato genitori e nonni iperprotettivi e ansiogeni e, dall’altro, genitori e nonni che trascurano i bambini perchè impegnati in chiacchere varie e sigarette accese.
I nostri figli, i nostri nipoti, amano giocare con i loro coetanei, non essere semplicemente accompagnati in un parco per restare più fermi possibile tra i troppi divieti loro imposti in nome dell’ansia, che domina ancora molti genitori.
Sara