
La separazione vista dagli occhi dei bambini è sempre osservata con uno sguardo sofferente da parte di quei minori coinvolti nelle lunghe fasi del divorzio molto spesso caratterizzate dai conflitti dei genitori, adulti impegnati a vomitarsi addosso i reciproci rancori ed il bisogno di rivalsa anche strumentalizzando i loro figli nelle immature battaglie di chi un tempo diceva di amarsi.
Bambini che con mio marito Fabio, nel corso delle consulenze prestate, abbiamo in più occasioni descritto come “i figli dei fogli” tanto sono vincolati alle carte dei tribunali ed alle denunce che i genitori si tirano letteralmente addosso nelle fasi belligeranti più feroci e pregne di una totale assenza della cultura dell’infanzia, tanto che siamo noi i primi ad indirizzarli verso un sostegno oppure a tentare una “mediazione” tra gli adulti passando però dai loro figli e, non, con la classica attività di mediazione nella coppia separanda.
I figli dei fogli sono quindi quei bambini e quei ragazzi costretti ad organizzare le proprie emozioni in base alla relazione ora con la madre, ove quest’ultima è quasi sempre il genitore collocatario, ora con il padre nei tempi previsti dai termini di separazione; momenti durante i quali raramente vi è una attività a misura di figli invece sostituita da una vittimizzazione della condizione di genitore separato, abbandonato, tradito o più frequentemente incapace di porsi in discussione e, come tale, proteso alla spontanea strumentalizzazione delle stesse emozioni dei figli da portare in proprio favore contro l’ex coniuge.
Bambini e ragazzi sostanzialmente “scissi” tra i due mondi che un tempo rappresentavano il nucleo familiare, ora distrutto, le cui macerie cadono addosso a quei figli dei fogli costretti paradossalmente a “tutelare” i loro genitori.
Genitori che fanno le bizze per difendere una posizione, anche usando le minime violazioni ai termini di separazione ove la madre non riesce a preparare i figli negli orari confinati di visita del padre, oppure sfruttando la moda della PAS (alienazione della figura paterna) ove si tenta anche con qualche ambigua ipotesi di reato di condizionare la lotta dei padri nella rivalsa di diritti o di una compensazione del senso abbandonico sofferto dall’essere stati lasciati, peggio se il nuovo compagno della madre ha instaurato un rapporto di supplenza con i figli.
Si miscelano così una enorme mole di sensazioni di malessere degli adulti, erroneamente scambiate per emozioni, fino a produrre un composto esplosivo in danno proprio dei figli e del loro sereno processo evolutivo, già appesantito dalla distruzione della famiglia.
Il nostro lavoro è quello di concentrare le parti nel rispetto delle esclusive esigenze dei figli sotto il profilo emotivo, relazionale, psicologico, relazionale a breve medio e lungo termine con gli strumenti della pedagogia arricchiti dall’essere i genitori di ben cinque bambini in piena crescita. Operando così a stretto contatto con i figli dei genitori separandi per rinforzarli ed estrarre da loro quelle risorse individuali tali da essere trasformate in una fortezza contro il disagio proveniente dalla situazione imposta, anche accompagnandoli alla “gestione” a misura di bambino dei tempi di relazione ora con la madre ora con il padre e, spesso, con i loro rispettivi nuovi partners ed eventuale prole al seguito, proveniente da altri divorzi.
La lunga esperienza ci ha consentito di raccogliere una numerosa collezione di “fascicoli” i quali rappresentano i peggiori danni che “i figli dei fogli” patiscono dagli agiti di quei genitori immaturi, conflittuali ed incapaci di elaborare il distacco, intolleranti alla frustrazione e come tali reattivi in termini di violenza verbale ove non anche fisica.
I bambini separati non lo sono per il solo fatto di avere i propri genitori divisi, bensì perchè vi è il rischio di una separazione tra le loro profonde emozioni inquinate dal conflitto genitoriale e la necessaria rincorsa verso le mere sensazioni di benessere utili a compensare il disagio provato.
Non vi è peggior coppia di genitori che quella separata che continua a vivere “il fantasma dell’ex coniuge” anche nei momenti in cui dovrebbe dedicarsi alla serenità emotiva dei propri figli, e non, a compranserli con qualche strumento che dona una momentanea sensazione di benessere ai bambini ed ai ragazzi, soggetti in piena evoluzione bisognosi di una cultura genitoriale ben diversa dall’adulto-centrismo.
Sara