Nel 2019 insieme a mio marito scegliemmo di avvalerci della istruzione parentale dopo la presa di coscienza della diagnosi del danno assonale di nostra figlia Matilde e per alcuni anni siamo stati i diretti maestri dei nostri figli, perchè abbiamo esteso anche ai suoi fratelli questa opportunità fino al loro rientro nella scuola pubblica, proprio per consentirgli di riprendere l’istruzione tradizionale come stanno positivamente facendo dal novembre del 2022.

Questa esperienza mi permette oggi di riflettere tra le differenze che ho potuto evidenziare nei due percorsi educativi, naturalmente sulla base di una scelta personale che non ha una caratteristica “politica” oppure contro il sistema tout court ma come ho detto sostanzialmente obbligata dagli eventi in corso, mirati sia alla tutela della testa di Matilde contro ogni ulteriore trauma che nelle nostre attività pedagogiche e psicomotorie.

L’educazione parentale non significa una riduzione della qualità dell’istruzione in favore dei figli bensì la gestione in modo autonomo ed indipendente da parte dei genitori o di coloro da questi delegati. Una scelta che differentemente dal passato non è riservata solo “per chi può permettersela” ma è alla misura di tutti pur nelle chiare difficoltà che rappresenta sotto vari profili ad iniziare dalle ore dedicate alle lezioni.

E’ una scelta che richiede la rimodulazione dei tempi di studio e dell’impegno dei figli, oltre al saper porre in discussione l’esistenza o meno dei requisiti per concretizzare l’istruzione parentale da parte dei genitori oltre “le mode”, proprio per offrire ai figli uno strumento valido e tale da rispettare i diritti ed i doveri di istruzione.

Io e mio marito Fabio abbiamo scelto di istruire, ed educare, i nostri figli in modo diretto ed esclusivo senza avvalerci delle risorse esterne se non dei musei e delle biblioteche, perchè l’istruzione parentale non significa solo stare a casa oppure nel bosco o magari in spiaggia ma anche approfittare delle numerose opportunità che il territorio consente, grazie alla storia ed alla cultura che caratterizza il nostro Paese.

E’ stato necessario un iniziale percorso di assestamento per imparare a gestire soprattutto i tempi dell’impegno di studio dei figli, misurandoci con le ore da dedicare alle lezioni in modo autonomo e del tutto diverso dal quadro scolastico tradizionale, come altre difficoltà le abbiamo incontrate nel seguire lo stesso programma ministeriale per consentire loro di acquisire progressivamente le classi superiori tramite l’esame obbligatorio annuale, condotto presso la scuola pubblica di riferimento sul territorio di residenza che gestisce la valutazione della qualità della istruzione parentale.

Per quanto ci riguarda, noi genitori abbiamo faticato molto, non solo cambiando dei progetti lavorativi in corso per dedicare tutto il nostro sostegno ai figli-alunni ma anche per le complicanze della lesione subita da Matilde che ci ha costretto di volta in volta a rimodulare le giornate di studio, ragione per cui non possiamo parlare della nostra esperienza al pari di chi assume questa scelta per motivi più “ideologici” che di opportunità.

Molti sono stati i benefici oltre le difficoltà, perchè se condotta in modo serio l’istruzione parentale è una importante opportunità di autonomia, di rinforzo e di riconoscimento progressivo delle capacità individuali dei figli-alunni, la quale regala anche un miglioramento del rapporto con i genitori sempre se vi sono i requisiti giusti per trasformarsi nei loro insegnanti effettivi e, non solo, adottando questo percorso per “marinare” la scuola in modo legale.

E’ assente per esempio il peso della classe con tutti i doveri che rappresenta in termini di “ansia da voto” ed istruzione uniformata, perchè certamente non si può chiedere ad un insegnante di strutturare un rapporto 1:1 con gli alunni quando ne ha una trentina da gestire tra i bravi, i meno bravi ed i cosiddetti scaldasedie, ove proprio il voto rappresenta una sorta di filtro selettivo.

E’ inoltre assente quella forma di “sudditanza” che talvolta si pretende da parte di bambini ancora piccoli e nei ragazzi, con la richiesta del riconoscimento della autorità costituita dell’insegnante per il solo esserlo grazie alla vincita del concorso ma non sempre espressione di una autorevolezza o di competenze reali.

Sono altresì assenti tutti quei rischi collegati alla maleducazione diffusa ed agli episodi di bullismo sempre più insorgenti nel panorama sociale e scolastico, nella attenzione però di non trasformare “la scuola a casa” in una dannosa gabbia iper-protettiva.

La ripresa dell’ordinario percorso presso la scuola pubblica, ove Matilde e Fabio Massimo frequentano la prima media mentre Edda la seconda elementare, non ha incontrato grandi ostacoli e quelli affrontati sono stati superati velocemente; di contro rimane evidente la totale differenze dei tempi e dei modi sia di insegnamento che di apprendimento, certamente vincolati alle griglie ministeriali alle quali adeguarsi oltre agli orari ben diversi da quelli della istruzione parentale, ad iniziare dallo scuolabus delle 6 e 50 per esempio.

La scuola pubblica e l’istruzione parentale sono due realtà completamente diverse tra loro per temi metodi e strumenti, ma anche complementari se i genitori non si distaccano troppo dai programmi ministeriali e noi ne siamo un esempio.

L’importante è comprendere che istruire i figli a casa non significa nè studiare meno ne studiare male ma, questo, dipendente naturalmente sia dalla qualità delle competenze genitoriali che dalla capacità di offrire ai figli un percorso educativo degno e proiettabile nel futuro, anche ipotizzando un ritorno alla scuola pubblica.

L’ideologia della bandiera contro il sistema in nome della quale si percorre l’istruzione parentale trova da parte mia una riserva proprio per il confronto che ho potuto avere con questo tipo di genitori, più impegnati a difendere le proprie convinzioni che a valutare l’offerta formativa in favore dei figli ed infatti gli stessi bambini e ragazzi hanno incontrato molte difficoltà nel corso dell’esame annuale obbligatorio il quale, bene saperlo, non valuta tanto quanto gli alunni siano o meno capaci bensì la qualità del valore educativo della stessa istruzione parentale che naturlmente si concretizza nell’apprendimento da parte dei figli.

E’ una scelta che necessita di essere ben ponderata ed altrettanto ben organizzata prima di buttarsi all’avventura sulla spinta della totale indipendenza dagli schemi della scuola ordinaria, perchè per farle bene occorrono le risorse che una famiglia deve inevitabilmente investire nel percorso “privato”, specialmente per le lingue straniere se i genitori non ne parlano almeno due e per quelle materie più tecniche che non tutti hanno potuto coltivare tramite il proprio percorso di studi magari rimasto alla terza media.

Credere di affidarsi a qualche tutorial su youtube è un miraggio che al massimo rinforza il percorso educativo in essere, ma non può sostituire l’insegnamento delle materie delle medie e delle superiori.

Quel che consiglio sulla base della mia esperienza, e della fatica personale che ho investito insieme a mio marito, è restare vincolati al programma ministeriale utilizzando gli stessi libri adottati dalla scuola pubblica sul territorio ed alla qualità dell’apprendimento di quelle materie tecniche che richiedono una conoscenza specifica e, non solo, un ripasso da parte del padre e della madre.

L’istruzione parentale inizia ad incontrare dei costi proibitivi nel momento in cui si rende indispensabile l’intervento di un insegnante privato proprio per quelle materie più difficili o delle lingue straniere, perchè non tutti i genitori hanno delle competenze specifiche mentre è del tutto errata la convinzione che i bambini “istruiti in proprio” siano vulnerabili ad una minore socializzazione perchè li si toglie dalla classe, al massimo si riduce il senso del gruppo ma vi sono mille altre diverse opportunità per socializzare con i coetanei extra-scuola.

Occorre inoltre valutare il tempo dedicato alla istruzione dei figli da parte dei genitori in tempo tolto alle fonti di guadagno, perchè l’educazione parentale non può essere gestita nelle sole poche ore dopo il lavoro ed ecco l’importanza della valutazione di una scelta di questo tipo. Perchè si studia tutti i giorni per alcune ore al giorno e non a tempo perso, bensì con la concentrazione delle ore di studio arricchite dalla serenità di non avere il fiato addosso degli insegnanti o il dovere di profitto nella “competizione” con i compagni di classe, di poterlo fare sia a casa che nei luoghi più piacevoli oppure in pigiama ma, sempre, con la piena consapevolezza della serietà dello studio, altrimenti si trasforma in un boomerang controproducente nei bambini e nei ragazzi, addirittura diseducativo sotto numerosi aspetti.

Un genitore ignorante del valore della scuola in ogni sua espressione non potrà riconoscere le opportunità formative in favore dei figli se, non, delegando terzi nella istruzione parentale avvalendosi delle associazioni o degli insegnanti privati in convenzione con dei costi sostanzialmente abbordabili.

Sono una pedagogista con una laurea magistrale e mio marito è un collega educatore che parla più lingue ma abbiamo scelto di riprendere la scuola ordinaria dopo esserci posti in discussione di fronte alle numerose variabili tra la scelta di continuare l’istruzione parentale o meno, anche notando nei nostri figli il bisogno di un confronto maggiore di quanto avremmo potuto offrirgli rispetto alla logistica ed alle opportunità a nostra disposizione.

Per quanto concerne Matilde, abbiamo rispettato il suo desiderio di tornare a condurre una vita “normale” nonostante i rischi del danno che si è sviluppato dal grave trauma cranico che ha subito e, debbo dire, al netto della nostra paura, che fino ad oggi si dimostra essere stata una scelta positiva.

Concludo dicendo che la scelta della istruzione parentale richiede da parte dei genitori la consapevolezza che questa è compiuta sulla pelle dei propri figli, i quali ne subiranno gli errori e le scarse competenze oppure potranno invece raggiungere un traguardo importante senza i vincoli della scuola pubblica, da maneggiare con cura perciò.

Sara